martedì 12 marzo 2024

Intelligenza artificiale programmata da demenza naturale

L'intelligenza artificiale è uno strumento molto potente e, se ben usato, può essere di grande aiuto.
Diventa un pericolo se finisce nelle mani di chi intende usarla per privare l'umanità della sua intelligenza naturale e addomesticarla a canoni imposti.

Ho fatto un esperimento molto facile: ho chiesto all'Intelligenza artificiale Gencraft di generare:
1. l'immagine di un uomo bellissimo (a gorgeous man)
2. l'immagine di una donna bellissima (a gorgeous woman)

Cosa è successo?

Nel primo caso, è successo che ha generato l'immagine a mezzo busto, di un uomo sulla trentina, molto muscoloso e depilato, sullo sfondo una foresta. 


 


Nel secondo caso, ha generato l'immagine di una ragazzina con orecchini, contornata da rose e vestita di tutto punto.


 


Perché l'uomo trentenne e la donna quindicecenne?
Perché l'uomo nudo e la donna vestita?

Ho provato allora a chiedere l'immagine di una donna bellissima, non con le tette al vento come il palestrato di cui sopra, ma almeno in bikini.

Cosa ho ottenuto?


 


Un messaggio in cui mi si diceva che ho violato gli standard. Incredulo, ho riprovato sostituendo "bikini" con "swimming suit", ma ho ottenuto lo stesso risultato.

Infine, ho provato a chiedere l'immagine di una "gorgeous woman in burqini".

A quanto pare, quest'ultima richiesta non violava gli standard e mi è stata consegnata una donna imbacuccata, ma non per il mare. 


 


Ecco, questa è l'intelligenza artificiale che ci stanno "regalando".
Per me, se è così, fra chat GTP e quest'altra, possono benissimo ficcarsele su per il culo.

giovedì 15 febbraio 2024

Penosa per me, per te e per tutti!

Ortografia, grammatica, logica: ZERO.
E aggiustata in Napoletano o in Italiano, fa cacare ugualmente.
Lassativo canoro.

Clicca sull'immagine per poter leggere.





 

mercoledì 17 gennaio 2024

Posso capire e anche giustificare chi in Ucraina ci vive

Posso capire e anche giustificare chi in Ucraina ci vive ed è bombardato dalla propaganda del regime che ha oscurato tutti i canali del dissenso e, per questo, non può conoscere i fatti. Posso capire e giustificare le madri e le mogli ucraine che hanno i figli, i mariti o entrambi al fronte e non sanno se mai torneranno vivi. Posso capire e giustificare quelle di madrelingua russa che oggi cercano di nascondere le proprie origini e si arrabattano a parlare in "ucrainsca-mova", magari parlando il meno possibile per non far trapelare la propria ignoranza di quel dialetto, e lo fanno perché hanno bambini piccoli e hanno paura che vengano additati a scuola come katsap (capre russe), picchiati dai compagni. 


Tutte quelle persone, posso capirle e giustificarle.
 
E posso capire ma non giustificare i giornalisti, quelli che parteggiano spudoratamente per il regime razzista, aggressivo e liberticida di Kiev, spacciandolo per una democrazia nostra alleata. Posso capirli, perché lo fanno per soldi. Molti di loro vengono pagati profumatamente per mettere da parte la propria dignità e uniformarsi al falso che gli viene commissionato. Molti smettono di percepire quella narrazione come menzogna e se la impongono come unica verità. Posso capirli, come capisco coloro che si prostituiscono, ma non smetterò mai di disprezzarli.

Quelli che invece non solo non giustifico, ma neanche riesco a capire, sono le persone che si uniformano al falso di regime, disinteressatamente, senza ricavarne nulla di concreto per sé. Ho provato mille volte a fornire loro canali di informazione non filtrata, da FONTI UCRAINE divenute fuorilegge sotto il regime neonazista. Li ho invitati a leggere il canale Telegram di Anatoly Shary, dissidente in esilio, che a suo tempo appoggiò Zelenskij al ballottaggio, illudendosi che avrebbe preso una strada diversa da quella dal suo predecessore Poroshenko. Quindi, tutt'altro che FONTI RUSSE. Ma la loro risposta è stata sempre la stessa "è propaganda del Cremlino".

Li trovo ripugnanti. I peggiori fra loro, sono gli ebrei filo-Kiev.

Premesso che l'Ucraina già prima del Maidàn era il primo paese in Europa per aggressioni antisemite violente, rapportate al numero di ebrei presenti sul suo territorio... ma non si può essere ebrei ed appoggiare un regime che  ha elevato a eroi nazionali coloro che durante la Seconda Guerra Mondiale collaborarono con entusiasmo col Terzo Reich, al punto che gli stessi Tedeschi ne restarono sopresi. Non si può essere ebrei ed appoggiare un regime che ha sempre votato contro Israele, che ha sempre votato anche contro le risoluzioni ONU contro il nazismo. Non si può essere ebrei e parteggiare per un regime che è nato da un golpe guidato dalla CIA e messo in atto da truppe neonaziste armate fino ai denti, che hanno massacrato civili innocenti per imporsi. Non si può essere ebrei e parteggiare per un regime che discrimina la propria popolazione su base etnica, dichiarando le regioni abitate dall'etnia "sbagliata", come il Donbass, Zone ATO (Zone di Operazioni Antiterrorismo) e bombardandole prendendo di mira obiettivi civili, abitazioni, scuole, ospedali, ecc.. E badate bene, quelle abitazioni, scuole, ospedali ecc., non son mai state usate per basi terroristiche, cosa che molti ebrei filo-Kiev invece narrano, sapendo di mentire, in un disonesto parallelo con Hamas a Gaza.

Questo genere di pseudo-ebrei filo nazisti gode del mio maggiore disprezzo. Spero che vengano emarginati dalla loro stessa Comunità. E, personalmente, gli auguro ogni male.



lunedì 27 novembre 2023

Dedicano canzoni d'amore alle donne kamikaze palestinesi e ci fanno la predica sul "patriarcato"

Che orrore la tripla morale dei nostri paladini della "lotta al femminicidio": non fiatano sugli orrori multiculturali, anzi li approvano in nome del "Progetto Aisha", la sposa bambina di Maometto.

Giulio Meotti

Non sarebbe stato male se la marcia di Roma contro la violenza sulle donne avesse dato la parola a Esther, una ragazza israeliana che ha subito atrocità sessuali durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre. I terroristi palestinesi l'hanno violentata e picchiata, sotto lo sguardo del fidanzato, costretto ad assistere con un coltello puntato alla gola. "È stato così doloroso che ho perso conoscenza, si sono fermati quando pensavano che fossi morta", ha detto Esther a Le Parisien. I terroristi di Hamas hanno mutilato la giovane con un coltello e con una scheggia di vetro, provocandole una paralisi irreversibile alle gambe. “Dentro sono mezzo morta”.

Invece la manifestazione sulle donne di Roma è stata filo Hamas.

Michel Houellebecq, ospite alla televisione pubblica israeliana, ha detto che “questa sinistra è diventata cattiva”, spiegando che, negli anni ’70, non avrebbero mai sostenuto Hamas. "Gli uomini di sinistra erano già un po' stupidi, ma nel complesso piuttosto simpatici”. Oggi invece “le università sono in mano a persone di sinistra in gran parte antisemite”. Quanto a Greta Thunberg, Houellebecq taglia corto: “Una pazza”.

Sono un po’ pazzi, sì, ma con loro tocca confrontarsi.

“Il patriarcato è l’inconscio collettivo della violenza sulle donne”, sentenzia Massimo Recalcati. “Il sistema è tossico e patriarcale”, dice il deputato Dem Alessandro Zan, promotore di un disegno di legge che, se approvato, avrebbe cancellato la differenza sessuale e femminile in nome del genere.

Per loro, una persona di sesso maschile che dichiara di essere “donna” dovrebbe avere accesso agli spogliatoi delle donne, ai bagni delle donne, agli sport femminili, ai rifugi anti violenza femminili e alle prigioni femminili.

Al posto di “donna” vorrebbero che usassimo “produttrice di ovociti”.

Come dice su ABC il saggista francese Guy Sorman, “questa ideologia richiede il passaggio da una civiltà ritenuta ‘patriarcale’ a una nuova civiltà, basata sul trionfo della differenza. Una sorta di carnevale culturale, portato alla sua logica conclusione, che si traduce in ciò che negli Stati Uniti si chiama cancel culture. Porta a togliere la parola, o la penna, a tutti coloro che non aderiscono all'ideologia del ‘risveglio’. La demolizione delle statue, la revisione dei libri di storia, la sostituzione dei nomi di strade o scuole, fanno parte di questa cultura”. 

Questa è la barbarie woke che spinge perfino il colosso Nike a produrre una pubblicità in cui la storia greca è liquidata come “patriarcale”.

Edoardo Albinati con la sua “scuola cattolica” fa scuola ovunque.

Per questo sono d’accordo con Alain Finkielkraut e sono contrario alla parola “femminicidio”: “E’ la riduzione, da parte delle più forti ideologie contemporanee, degli individui allo stato di esemplare”.

Ma lasciamo stare il gender, che è una bomba culturale che per capirla servono teste pensanti e non cervelli all’ammasso.

Prendiamo invece un altro paladino della nuova lotta al femminicidio, Roberto Vecchioni, che da giorni sale in cattedra su La7 a darci lezioni sulle donne.

Vecchioni ha dedicato una canzone, “Marika”, a una kamikaze palestinese che ad Haifa sterminò un bel po’ di famigliole israeliane al ristorante. La canzone dice:

“Canta Marika canta, come sei bella nell’ora del destino, ora che stringi la dinamite come un figlio al seno. Canta Marika canta, nel buio della storia, lucciola che si accende sul far della sera, canta Marika la nostra memoria”.

Il cantastorie di sinistra che ora fa lezione in tv sul patriarcato ha dedicato una canzone d’amore a una terrorista suicida palestinese. Era l’ottobre del 2003. Il ristorante Maxim è un locale attaccato a una pompa di benzina, grandi vetrate sul mare, semplice ma rinomato per la sua cucina mediorientale. Era uno splendido sabato di sole, la spiaggia era affollata degli ultimi bagnanti della stagione, quando una donna palestinese, Henadi Jaradat, ha lasciato la sua casa di Jenin, in Cisgiordania, ha attraversato il valico di Barta e accompagnata da un arabo israeliano ha raggiunto il Maxim. Lì la presenza della giovane palestinese non destava sospetto. Il corpetto esplosivo era pronto a seminare la morte, ma un cameriere arabo le ha porto il menu e preso l’ordinazione. La terrorista ha mangiato con calma, scrutando le famiglie israeliane che consumavano il loro ultimo pasto. Poi si è fatta esplodere. Ha distrutto famiglie intere, gli Zer-Aviv, i Biano, gli Almog. 21 morti, tra cui 5 bambini.

Sarebbero questi, gli alfieri della lotta al femminicidio?

In piazza a Milano contro il femminicidio e per Giulia Cecchettin c’era la créme della sinistra con in testa Pierfrancesco Majorino, lo stesso Majorino che ha lanciato il “Progetto Aisha” a Palazzo Marino. Aisha, la "sposa bambina" di Maometto.

Quando ci furono gli stupri di Colonia - centinaia di ragazze violentate dai migranti la notte di Capodanno - su La Repubblica Natalia Aspesi, oggi lanciatissima contro il femminicidio, riesce a non nominare mai la questione islamica (sono “maschi stranieri”), evoca invece i temibili “branchi di paese” italiani e quindi le donne occidentali che “non sono quiete da nessuna parte, anche in casa devono stare attente, gli stessi uomini che non le avrebbero difese a Colonia possono sempre spaccare loro la testa”. Interviene anche Dacia Maraini: “Stento a credere che tra gli aggressori ci possano essere migranti e rifugiati - dice sul Mattino -, gente che ha alle spalle storie molto dolorose”. Paola Caridi scrive: “Razzismo, islamofobia, populismo sulla questione delle migrazioni, attacchi ai profughi in quanto disturbatori della quiete pubblica europea”. Fino al vignettista Vauro, che sull’orrendo Fatto Quotidiano taglia corto con uno dei suoi disegnini: “Le nostre donne ce le stupriamo noi!”.

Intanto, veli ovunque.



Illustrare l’“arte di vivere europea”? Una ragazza velata.



Il “mese europeo della diversità”? Velata.

Due anni fa, per l’uccisione in America di George Floyd da parte di un poliziotto, in Italia si ebbero manifestazioni di solidarietà, dalla deputata ed ex presidente della Camera Laura Boldrini alla giornalista Myrta Merlino, che si inginocchiò in diretta dagli studi de La7. Si riempirono le piazze per Floyd, come a Milano, dove lo slogan fu: “Razzismo, brutta storia”. 

Dal primo gennaio al primo novembre 2023, degli 87 femminicidi dei quali è stato accertato l’autore, 22 sono stati commessi da stranieri, ben il 25 per cento considerando che gli stranieri sono l’8,5 per cento della popolazione residente in Italia.

Un anno dopo George Floyd, una ragazza musulmana, Saman Abbas, cade in una vera e propria imboscata della famiglia: padre, madre, zii e cugini. Abbass è stata infoibata perché non rispettava la Sharia. Per lei non si sono viste manifestazioni di piazza, nessuno si è inginocchiato in diretta tv, in Parlamento non ci sono stati gesti di solidarietà e anzi, le stesse politiche che un anno fa denunciarono il “razzismo bianco” su Floyd hanno fatto a gara su Saman Abbas a edulcorare, smorzare, nascondere, dissimulare. Emma Bonino (“uno dei molti volti del nuovo femminicidio”), Valeria Fedeli (“è un femminicidio, l’Islam non c’entra”), Laura Boldrini (“misoginia e maschilismo”)… Nessuna di loro ha saputo pronunciare le parole chiave di questa tragica storia: “sharia”, “delitto d’onore”, “Islam”…Eppure il cugino di Saman lo aveva detto: “Se una lascia l’Islam, merita di morire”. 

Com’era quella, il “corpo delle donne”?

Per questo Emmanuel Todd, blasonato sociologo e demografo nipote dello scrittore Paul Nizan e dell’antropologo Claude Lévi-Strauss, ha scritto che “parlare di patriarcato in modo indifferenziato per evocare la situazione delle donne a Kabul e nella regione parigina non ha senso”.

Per questo l’unico tutor di origine africana dell’Oriel College, in Inghilterra, Marie Kawthar Daouda, autrice di L’Anti-Salomé, ha affermato che il patriarcato nella Gran Bretagna vittoriana è “per molti versi ancora migliore delle condizioni che le ragazze e le donne subiscono attualmente in diversi paesi africani”. Fare storie su una statua è invece un “segno abbagliante del privilegio occidentale” e sarebbe un lusso che nessuno potrebbe permettersi in altri paesi.

Le ragazze israeliane stuprate in nome del patriarcato islamico, le ragazze iraniane velate e torturate in nome del patriarcato islamico, le ragazze come Saman infoibate in nome del patriarcato islamico, le ragazze di Colonia violentate in nome del patriarcato islamico, le ragazze palestinesi mandate a morire in nome del patriarcato islamico e tante altre non sanno che farsene di tutta la nostra retorica sul “femminicidio”.

Canta Marika canta, come sei bella nell’ora del destino…

Pur di smantellare la propria civiltà, i nostri Vecchioni sono pronti a sottomettersi all’Islam.

martedì 21 novembre 2023

Quella grande merda di facebook

 Stamattina facebook mi ripropone un ricordo di 7 anni fa, lo condivido e... vengo bloccato!

Il post scandaloso era questo.

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Ripropongo un post di 7 anni fa. A quanto pare, passano gli anni ma gli idioti continuano a non aprire gli occhi e diventano sempre più idioti... finché non arriverà una lama islamica sul loro collo a farglieli chiudere per sempre.


 

sabato 18 novembre 2023

Bambini a confronto

Ecco alcuni esempi dell'educazione palestinese, sia a Gaza che nei territori controllati da Fatah. Cambia ben poco.







 

E saranno felici i simpatizzanti della kefia, a vedere qual è il risultato. Eccolo su alcuni bambini sopravvisstuti al massacro del 7 ottobre.

 

venerdì 17 novembre 2023

Meditate che questo è stato

Pubblico qui uno dei numerosi video girati dai carnefici palestinesi il 7 ottobre 2023.
Le immagini sono volutamente in seguito sofcate.


 


Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.